Perché una rievocazione

per Cava de’ Tirreni?

Cosa successe al passaggio di Carlo V a Cava de’ Tirreni nel 1535?

La rievocazione

La Rievocazione Storica dell’ingresso dell’Imperatore Carlo V in Cava nel 1535 non solo commemora un momento di rilevanza storica che ha lasciato un’impronta indelebile nel patrimonio culturale della città di Cava de’ Tirreni, ma contribuisce anche in modo tangibile alla valorizzazione del ricco patrimonio storico e culturale, materiale ed immateriale, regionale ed europeo considerato che la figura dell’imperatore ha rappresentato un primo passo verso l’unificazione dei popoli europei in età moderna.

La manifestazione si svolge nell’ambito degli Itinerari europei dell’Imperatore Carlo V (https://www.coe.int/it/web/cultural-routes/the-european-routes-of-emperor-charles-v) certificato nel 2015 dal Consiglio d’Europa quale “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”.

L’evento  mira a ricostruire fedelmente l’atmosfera cinquecentesca dell’epoca e di coinvolgere il pubblico attraverso varie forme di spettacolo e di arte. Con la rievocazione storica, il teatro, il folklore e la musica, infatti, i partecipanti avranno l’opportunità di immergersi completamente nel contesto storico e di vivere un’esperienza autentica. 

La Rievocazione Storica ha l’importante merito di aver riportato in auge un passaggio storico e politico che, con i rinnovi e le estensioni dei privilegi concessi alla città consentirono a Cava de’ Tirreni di prosperare nei successivi secoli sia dal punto di vista commerciale che culturale. Infatti, da una piena consapevolezza delle proprie origini e tradizioni i giovani cittadini (ma non solo i giovani) possono diventare alfieri del proprio territorio, promuovendo e difendendo, ed avere inoltre le basi per la realizzazione di attività turistiche ad esso legate.

Durante il suo viaggio nel regno di Napoli l’imperatore avvenne la conferma di tutti i diritti e privilegi della città compresi quelli di Cava concessi nel 1460 documentati dalla “pergamena in bianco” attualmente custodita nell’Archivio storico della comune di Cava de’ Tirreni. Della riconferma è conservata la copia originale della richiesta presso gli archivi municipali, ma mai era stato ritrovato l’atto di conferma a firma del re. Grazie alla collaborazione con il comitato scientifico della Rete degli Itinerari di Carlo V nel 2019, dopo un’attenta ricerca è stato rinvenuto il documento originale ed inedito presso gli archivi storici di Madrid, composto da 70 pagine in cui l’imperatore a propria firma (“jo el rey”) conferma i privilegi del 1460 e ne concede degli altri. Un atto importante dell’epoca in quanto contenevano norme che oggi definiremmo di diritto amministrativo, penale, tributario, commerciale e che erano molto diverse da centro a centro, sul cui rinvenimento si prevede la realizzazione di una pubblicazione scientifica.

Il “Corteo Imperiale” si svolge a partire da Piazza San Francesco, porta di accesso del centro cittadino sulla quale si affacciano palazzi gentilizi, nonché la Chiesa di San Francesco e Sant’Antonio, risalente ai primi anni del XVI secolo, e la Basilica Pontificia di Santa Maria Incoronata dell’Olmo, risalente al 1482. In tale luogo Carlo V d’Asburgo fu accolto dai rappresentanti dell’amministrazione, dai notabili cittadini e dalla popolazione tutta nel 1535: “Arrivato alla strada de lo burgo trova un sontuoso arco trionfale decorato con molte colonnette di broccato d’oro e telette d’argento e di velluti colorati e tabelle e lettere latine. Un secondo in legno alla porta del borgo, presso l’attuale piazza S. Francesco, il terzo in muratura, con le insegne dell’imperatore e della città.

Da qui il corteo imperiale attraversa il borgo Scacciaventi mettendo in scena momenti teatrali e di rievocazione storica i cui contenuti e vicende sono tratti da fonti di storia locale. Nel XIV e XV secolo si sviluppò il Borgo Scacciaventi, pregevole esempio di centro commerciale, caratterizzato da una via fiancheggiata da portici e da storici palazzi porticati. Una strada di una “perfetta regolarità”, come scriveva Eduardo Gauthier Du Lys D’Arc nel suo “Voyage de Naples á Amalfi” (Paris 1829).  Risalendo il corso cittadino si giungerà infine nella centralissima piazza Vittorio Emanuele III, dal Duomo di Santa Maria della Visitazione, uno dei principali luoghi di culto della città e punto di riferimento per la comunità cavese dal XVI secolo, realizzato dall’architetto Pignoloso Cafaro e situata in quella che anticamente era la sede del mercato cittadino.

L’Associazione Pistonieri-Archibugieri Santa Maria del Rovo organizza tale Rievocazione Storica a partire dal 2015 e nel corso degli anni è cresciuta notevolmente sia in termini di presenza di rievocatori ed artisti, sia per la visibilità e riconoscibilità sul territorio.

Esplorando privilegi storici di Carlo V

Un atto di riconferma, non un nuovo dono

Durante il viaggio di ritorno dalla spedizione di Tunisi del 1535, Carlo V d’Asburgo entrò nella città di Cava de’ Tirreni, allora La Cava, con l’esercito spagnolo; in quella occasione ribadì pubblicamente che La Cava era e restava città demaniale – cioè legata direttamente al sovrano, al riparo da infeudazioni – e che tutti i privilegi già concessi dai precedenti re (Ferrante I d’Aragona 1460, Federico d’Aragona 1496, Ferdinando il Cattolico 1507) restavano pienamente validi. La conferma solenne fu registrata a Napoli il 22 marzo 1536 e porta la firma imperiale.

Il “pacchetto” di privilegi riconfermato

Ecco, in sintesi, quali furono i privilegi che Carlo V riconfermò alla “Città de la Cava” durante il suo passaggio del 1535, formalizzati poi nella pergamena di riconferma del 22 marzo 1536.

Ambito

Contenuto del privilegio (testo aragonese del 22 settembre 1460)

Effetto pratico

Identità civica

Facoltà di usare nello stemma cittadino le quattro bande rosse-oro della Casa d’Aragona e la corona reale.

Trasforma La Cava in “Città fedelissima” e la lega simbolicamente alla monarchia.  

Fisco diretto

Riduzione del focatico (tassa per fuoco / nucleo familiare).

Meno imposte dirette per ogni famiglia.  

Tasse sui traffici

Esenzione da tutte le imposte indirette, gabelle, pedaggi, dogane e portolani “in tutto il Regno”.

I mercanti cavesi potevano comprare e vendere merci ovunque senza pagare dazi: un vantaggio economico enorme.

Dogana locale

Scissione della dogana di Vietri (allora frazione della Città de La Cava, oggi Vietri sul Mare) da quella di Salerno e nomina di un doganiere cavese.

La città controlla in proprio i dazi sull’ importantissima via costiera.

Giurisdizione

Diritto per i cittadini di essere giudicati dal capitano locale anche nel grado d’appello; in cause maggiori competenza del gran siniscalco, non dei tribunali feudali.

Autonomia giudiziaria e processi “in casa”, con minori costi e più garanzie. 

Sigillatura

Esenzione/diminuzione del “diritto di sigillo” sui propri atti.

Minori spese di cancelleria e di registro.

(Il documento del 1460 cita anche concessioni individuali – ad esempio la licenza di esportare grano al giudice Bernardo Quaranta – che Carlo V prorogò, ma che non avevano valore collettivo.)

Perché Carlo V ne fece una nuova pergamena?

I privilegi, esibiti di continuo nelle liti fiscali, rischiavano di usurarsi o d’essere contestati. La prassi voluta da Madrid era dunque di incorporarli in un unico diploma di riconferma ad ogni cambio di dinastia o in occasione di visite imperiali. Così:

  • 27 febbraio 1522 – il viceré Raimondo de Cardona vidima il fascicolo con tutti i vecchi privilegi.

  • 27 marzo 1523 – Carlo V firma la prima conferma.

  • 22 marzo 1536 – in seguito al passaggio del 1535, seconda conferma imperiale (il documento finito all’asta Christie’s e oggi reclamato dal Comune).

Queste riconferme mantenevano integra la validità giuridica del pacchetto aragonese, che fu poi ribadito anche da Filippo II (1588) e da Carlo II (1673). 

In concreto, cosa significò per la Cava?

  • Commercio agevolato: i cavesi potevano far circolare vino, grano, legname, stoffe e laterizi senza pagare dazi – un vantaggio che rese l’area un piccolo hub mercantile fra costa amalfitana e interno campano.

  • Autogoverno: il capitano cittadino gestiva gran parte della giustizia; l’università (il Comune) poteva eleggere i suoi ufficiali senza ingerenze feudali.

  • Difesa del “titolo regio”: lo status demaniale fu decisivo (ancora nel Seicento) per respingere i tentativi di infeudare la valle metelliana.

In breve, Carlo V non concesse privilegi “nuovi”, ma sigillò per sempre – con l’autorità dell’Impero – quelli ottenuti dai cavesi dopo la fedeltà aragonese del 1460, confermando alla città uno statuto fiscale e giurisdizionale di assoluto favore all’interno del Regno di Napoli.